“Dobbiamo renderci conto che il problema in questo paese è la mafia e non chi la combatte”, con queste parole Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, ha presentato il focus “Chi e perchè vuole uccidere Paolo Borrometi” sul caso del giornalista siciliano nei confronti del quale era in preparazione un attentato mafioso.
La presentazione del focus è avvenuta questa mattina nella sede dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana a Firenze.
Il focus della Fondazione Antonino Caponnetto è partito dall'analisi delle intercettazioni che, nelle scorse settimane, hanno permesso alla procura di Catania di sventare l'attentato a Borrometi.
Attraverso documenti della DIA e della Procura di Catania il dossier ha ricostruito chi sono i clan coinvolti, i Cappello e i Giuliano, e il perchè del loro odio nei confronti del giornalista.
Secondo la Fondazione Caponnetto, Borrometi è stato il primo a rivelare la presenza della mafia a Ragusa, fornendo nomi e cognomi, grazie a indagini giornalistiche accurate: così facendo ha però “disturbato” gli affari delle cosche mafiose, diventando un personaggio scomodo.
“Borrometi
va protetto ancora di più di quanto fatto fino ad oggi, fisicamente e mediaticamente – ha concluso Salvatore Calleri - Da tempo è in atto una campagna di delegittimazione e molti big della lotta alla mafia sono rimasti impietriti e tiepidi, oltre che speranzosi che le polemiche non toccassero a loro, una strategia che ha portato la mafia a riemergere in modo forte: essere negazionisti significa essere complici”.
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