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Formazione Giornalisti: il caso New York Times tra novità e tradizione

Gaia Pianigiani racconta l'esperienza al quotidiano USA

Un'organizzazione del lavoro che punta su online e cartaceo, rispettandone le differenze ma facendoli dialogare, con un forte investimento sullo staff interno della redazione: è la realtà del New York Times raccontata da Gaia Pianigiani, giornalista senese, durante il corso di formazione professionale “Le nuove frontiere del giornalismo: il caso New York Times”.
 
L'appuntamento si è tenuto venerdì 20 novembre all'Auditorium de La Nazione di Firenze: a fare gli onori di casa è stato Michele Taddei, vicepresidente dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana. “E' un piacere poter presentare una collega e mia conterranea che, dopo essersi laureata all'Università di Siena, ha scelto di lavorare all'estero – ha detto Taddei – Oggi è qui per regalarci testimonianza delle sua esperienza.”
 
Prima a Londra e poi a New York, Gaia Pianigiani è approdata al New York Times nel 2010 e qui ha iniziato a lavorare come corrispondente dall'Italia: “Ho dovuto subito confrontarmi con una realtà che aveva una diffusione globale – ha spiegato la giornalista - Iniziavo a lavorare alle 7 della mattina per chiudere l'edizione europea intorno alle 19 e lavorare poi fino alle 1 di notte per quella statunitense”.
 
Al New York Times l'organizzazione del lavoro tiene conto sia dell'edizione digitale che di quella cartacea del giorno dopo: “Chi lavora al digitale lavora anche al cartaceo – spiega Gaia Pianigiani - Qualche anno fa avevano predetto che l'edizione cartacea del NYT si sarebbe estinta a breve: oggi possiamo dire che se l'online traina i nostri risultati, anche il cartaceo non se la passa male”
 
Su un totale di copie vendute di oltre 4.600.000 alla settimana, quelle cartacee sono quasi 1.700.000 mentre quelle digitali si aggirano sui 3.000.000; copie cartaceo e digitali tendono a equilibrarsi nella giornata di domenica dove le prime sono 1.111.239 contro 1.467.929 delle seconde.
 
Di tutto rispetto i numeri del digitale, che nel 2014 ha fatturato $ 400.000 di ricavi: 140 milioni i devices che visitano la pagina web di NYT ogni mese, 20 milioni i followers su Twitter, 10 milioni i fans su Facebook e 500.000 su Instagram. Il 40% del pubblico del NYT su mobile ha ameno di 35 anni.
 
Lavorare sul digitale significa tenere conto di nuovi modi di raccontare le storie: non più solo attenzione al testo scritto ma anche alle immagini, con foto e video: “Gran parte degli articoli hanno approfondimenti con slideshow di foto e/o video e il successo di un pezzo si valuta in base ai commenti e agli invii via email che riceve – ha proseguito la giornalista citando esempi dei suoi lavori, come il reportage sulla Costa Concordia – E' molto importante anche la distinzione tra chi scrive la notizia e chi fa opinione: le due cose non si mescolano mai”
 
Ogni mattina il quotidiano pubblica il briefing di redazione per far capire ai lettori di cosa si parlerà quel giorno. Inoltre le grandi notizie vengono coperte oltre che con gli articoli anche con un live blog, che ne segue momento per momento l'evoluzione: a curarlo però non è il giornalista che scrive il pezzo, bensì un collaboratore che si occupa solo di quello.
 
“NYT investe sullo staff interno costituito da propri giornalisti, per farli crescere negli anni – ha proseguito Gaia Pianigiani – Le collaborazioni riguardano solo alcune sezioni come ad esempio quella delle opinioni”
 
Oltre a confrontarsi con le nuove tecnologie lavorare per il New York Times significa promuoverne anche il brand: “Quando ho realizzato il pezzo con l'intervista al sindaco di Roma, Ignazio Marino, nel luglio scorso, l'eco avuta dall'articolo è stata enorme (anche se strumentalizzato dai media italiani) e questo ha portato tantissime visualizzazioni al giornale – ricorda Gaia – Così sono stata contattata da uno dei miei capi che mi ha chiesto di scrivere un nuovo pezzo per il giorno dopo che spiegasse cosa era avvenuto e rilanciasse articolo e parole chiave, proprio per sfruttarne la diffusione”
 
Lavorare al NYT significa anche sperimentare perchè, come ricordato da Gaia Pianigiani ,il quotidiano non gode di finanziamenti pubblici e quindi deve saper stare sul mercato.
 
“A breve verranno separate la redazione digitale e quella cartacea: l'obiettivo è quello di incentivare entrambe, affidandole a persone diverse, che però interagiranno tra loro nello scambio delle notizie – conclude Gaia Pianigiani – Inoltre poco tempo fa NYT ha realizzato un app di realtà virtuale (NYT VR) in collaborazione con Google, con la quale i lettori possono vivere in 3D i reportage”
 
Se il giornale online sperimenta, quello cartaceo per il momento resta più legato alla tradizione: rispondendo alle numerose domande dei giornalisti presenti, Gaia Pianigiani ha infatti spiegato che mantenere il font e il formato storico del NYT è stata una scelta voluta. “A differenza di altre grandi media dell'informazione, come il Guardian, che ha snellito il formato, NYT ha deciso di mantenere la sua unicità, almeno per il momento”.
 
A non cambiare sono anche le regole base del giornalismo: “Come linea editoriale non pubblichiamo mai niente prima di averne avuto conferma in prima persona, altrimenti citiamo sempre la fonte, anche se questo a volte ci penalizza – ha concluso Gaia Pianigiani..nonostante la diffusione di nuovi mezzi di informazione, insomma, la deontologia professionale del giornalista non cambia!
 
Scarica le Slides del Corso “Le Nuove Frontiere del Giornalismo: il caso New York Times” (link http://www.slideshare.net/OdgToscana/nuove-frontiere-del-giornalismo-il-caso-new-york-times)
 
 
 
 
Nota: Il New York Times è uno dei princiapali quotidiani Usa e il primo a New York: fondato nel 1851 da Henry Jarvis Diamond, dal 1917 ad ooggi si è aggiudicato 101 premi Pulitzer, numero superiore a qualsiasi altro giornale.
Notizia pubblicata il 23/11/15
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