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Informazione sotto scorta: da Firenze appello per inasprire le pene a chi minaccia i giornalisti

Tra i temi affrontati anche la lotta alle querele temerarie e al precariato

Inasprire le pene contro chi minaccia i giornalisti ma allo stesso abbattere anche tutti gli ostacoli che rendono difficile per un giornalista lavorare ogni giorno, a cominciare dal precariato, e promuovere una presa di coscienza collettiva sull'importanza di avere una stampa libera: sono stati tanti gli stimoli emersi nel corso del convegno “Informazione sotto scorta. Non lasciateci soli. Giornalisti nel mirino”, che si è tenuto a Firenze.
 
Il convegno, organizzato da Fondazione dell'Ordine dei giornalisti della Toscana, con il patrocinio di Comune di Firenze, Ordine Nazionale dei giornalisti,  Federazione nazionale della Stampa, Associazione Stampa Toscana, Cgil Cisl e Uil Toscana, si è tenuto al Cinema Teatro della Compagnia, davanti a 170 giornalisti e oltre 200 giovani delle scuole superiori fiorentine.
 
A portare i saluti sono stati Carlo Bartoli, presidente della Fondazione dell'Ordine dei giornalisti della Toscana e Dario Nardella, sindaco di Firenze: proprio quest'ultimo ha lanciato la proposta di inasprire le pene per chiunque si renda responsabile di minacce o violenza nei confronti di giornalisti.
 
Una proposta ben accolta da David Ermini, vice presidente del CSM, nella prima parte del convegno, moderato dalla giornalista Sara Lucaroni, e al quale hanno partecipato anche Guido d'Ubaldo, segretario CNOG, il prefetto di Firenze, Laura Lega, e il sottosegretario all'editoria Andrea Martella
 
Ermini ha ricordato però che inasprire le pene non può bastare senza un lavoro generale per formare una coscienza collettiva sull'importanza di avere una stampa libera. D'accordo anche il sottosegretario all'editoria, Andrea Martella: quest'ultimo, nel suo intervento, ha anche auspicato che il Parlamento possa approvare presto la proposta di legge per l'abolizione del carcere per i giornalisti e per porre un freno alle cosidette querele temerarie, oltre alle norme sull'equo compenso.
 
L'attacco alla libertà di informazione infatti non risiede solo nella violenza fisica ma anche nelle intimidazioni economiche e nella precarietà nella quale molti giornalisti sono costretti a lavorare. Aspetti che sono emersi nella seconda parte del convegno, con le testimonianze di alcuni giornalisti minacciati e con l'intervento della vicepresidente dell'Ordine Nazionale, Elisabetta Cosci
 
Da Antonella Napoli, direttrice del magazine 'Focus on Africa', minacciata da estremisti musulmani per gli articoli sul Sudan, a Federico Gervasoni, collaboratore del Giornale di Brescia e de La Stampa, minacciato da esponenti di movimenti neofascisti per le sue inchieste. Entrambi hanno raccontatola le difficoltà di vivere e lavorare dopo aver ricevuto minacce ma hanno anche sottolineato i problemi che, come giornalisti free lance, incontrano ogni giorno, tra paghe basse, mancanza di turn over nelle redazioni e sempre meno incentivi ad effettuare inchieste. "Nei giorni scorsi mi è stato comunicato ufficialmente che è stata disposta a mia tutela una sorveglianza dinamica radio controllata". Lo ha rivelato Antonella Napoli, che ha aggiunto: "Non è mai un bel giorno quando ti danno una notizia del genere - ha affermato Napoli, da anni impegnata con l'associazione Articolo 21 - come sa bene anche il collega Nello Scavo, finito di recente sotto scorta. Ma non posso che ringraziare le forze dell'ordine che con il loro sguardo vigile mi permettono di continuare a fare il mio mestiere con serenità. O quanto meno provarci. Vi assicuro che quando lavori da precaria è un supporto fondamentale".
 
Federico Ruffo, giornalista e conduttore televisivo, nel novembre 2018 ha subito un attentato incendiario al proprio appartamento: Ruffo, che non ha potuto essere presente perché impegnato a Roma per la prima udienza del processo per minacce a due colleghi dell'Espresso da esponenti di estrema destra, ha inviato una testimonianza video sulla sua esperienza che ha colpito la platea.

A chiudere i lavori è stato il segretario della FNSI, Raffele Lorusso, che ha sottolineato come le minacce ad un giornalista sono minacce a tutta la democrazia. Per questo FNSI ha deciso di costituirsi come parte civile in ogni processo contro giornalisti. Lorusso ha ricordato anche l'impegno del sindacato per fare approvare la legge contro le querele temerarie e la necessità di riportare al centro dell'attenzione il tema del lavoro, per combattere il precariato.

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Notizia pubblicata il 21/10/19
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