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“L'Incontro-Parigi e la giovinezza”: il nuovo libro del giornalista Carlo Bagni Amadei

Il racconto onirico di un amore giovanile vissuto sullo sfondo della città di Parigi

Una storia d'amore che risale ai tempi della gioventù ma anche un excursus artistico da Parigi fino alla Versilia: è il libro “L'Incontro – Parigi e la giovinezza”, scritto dal giornalista e scrittore Carlo Bagni Amadei e pubblicato da Marco Del Bucchia Editore.
 
Il romanzo, definito nelle prefazione “onirico e surreale”, trae spunto dalla vita e dagli amori giovanili dell'autore, rivisti alla luce dell'esperienza dell'età, sullo sfondo di una città a lui cara, Parigi.
 
Da giovane, prima che fossi sposato con prole, ho conosciuto amori folli, passionali, con donne con le quali “rivisitavo” anni giovanili di “gigolò” versiliese degli anni ’60 – racconta l'autore Carlo Bagni Amadei - I miei libri in prosa e in poesia hanno sempre circoscritto quegli avvenimenti esasperati del cuore e dei sensi, tra l’altro in corrispondenza di paesaggi marini. Ho attraversato in realtà sui velieri i mari di Conrad e di Melvellie, ma ho sempre avuto la suggestione dei “colori” baudelairiani. “L’incontro - Parigi e la giovinezza” mi riporta perciò a un sogno, al simbolismo letterario del Decadentismo, ma anche a un approccio vero con la realtà di sentimento, in particolare per una donna adolescente, quando anch’io ero più giovinetto.
 
Nel libro ci sono le speranze, i fulgori, le delusioni, le incertezze, ogni inquietudine della canzone-poesia di Tenco che ho conosciuto, anche se per breve tratto del mio esistere: io arrangiatore su tastiere di pianoforte e della fisarmonica. Quindi la voce di quella mia ragazza che cantava accordandosi a note melanconiche della Piaf. 
 
Ho descritto, pur in terza persona in mezzo a una folla di tanti personaggi, un amore vero, sofferto, impaziente come l’età verde, che si presterebbe a una sceneggiatura e che perciò non voglio definire nella conclusione dell’ultimo momento.
 
Ci son risvolti narrativi del tutto nuovi e originali finora non concepiti nella struttura del romanzo d’avanguardia. Quest’ultima mia fatica letteraria, inoltre, è partita dal discorso del mio editore che mi invogliò a parlare di personaggi toscani che hanno fatto un’epoca, restando però con la loro semplicità”.
 
Com'è nata l'idea di scrivere questo libro?
C.B.A: “Poiché sono un carattere che ama le cose semplici ho parlato in maniera leggendaria e gratuitamente mia del giocatore di biliardo Nicodemo Roselli, cortonese, di cui avevo sentito parlare quando insegnavo nella scuola media “Pancrazi” di Cortona. Poiché Cortona è altresì ambiente artistico ho avuto modo di illustrare nel racconto certi pittori che hanno avuto a che fare con Parigi, parlando così degli uni e degli altri: dagli impressionisti francesi ai cubisti con Braque e Gino Severini.
 
Il mio amore splendido con quella ragazza rivissuto come in un sortilegio nei primi anni sessanta si è addolcito e ritrovato perciò con la loro armonia, con la loro ironia verso le cose e con la musica dei cabaret. Da lì un’altra fuga artistica verso la mia terra natia, la Versilia, con altri artisti della medesima sensibilità e spaziosità, con uno dei tanti miei amici cantanti, Charles Aznavour, alla Bussola.
 
Devo aggiungere che la predilezione per la Francia ha sempre accompagnato i miei periodi, da quelli più acerbi dell’infanzia a quelli più maturi dell’anzianità: mia madre era francese di adozione, nonché insegnante di lingua e letteratura francese anche nelle scuole italiane. Il mio libro è idealmente dedicato a lei, cercando di ricostruire la sua figura che frequentava, oltre alla Sorbona, il circolo poetico di Paul Fort negli anni Trenta. 
 
La grafia del romanzo è di impronta giornalistica: breve, succinta, essenziale. Sono diventato giornalista pubblicista partendo dalla gavetta in quella redazione de “la Nazione” di Arezzo, di cui conservo volti, memorie, impressioni, immagini di amici che si riposano sotto la coltre delle stelle nella terra lieve. Attraverso il loro soffio spirituale perciò ammiro gli scritti di ogni giornalista, anche se non lo conosco personalmente. Io sono “una piccola cosa” di cui parlava Sergio Corazzini e come tale sono rimasto in proseguo della mia esistenza. A distanza di trent’anni, dopo aver fatto come Salinger, rilascio queste mie parole per il mondo che ho sempre prediletto e che mi ha stimato: il giornalismo”.
 
Viviamo in una società che tende a leggere sempre meno: quanto, invece, i libri sono importanti oggi secondo Lei?
C.B.A: “In un mondo contemporaneo, dilaniato e vulnerabile come lo viviamo oggi, impassibili e sgomenti, il valore di un libro, della carta stampata, costituisce sempre più l'impronta di quell’“impegno civile” di cui parlava Quasimodo. 
 
Perciò non c’è nulla da scoraggiarsi di fronte a ogni sconquasso. Il libro riempie i cuori di sensibilità, di umanità, letto nelle scuole o dal pubblico. È la forza del vivere, la costruzione, la bellezza, la bontà che imprime a ogni creatura”.
 
 
Carlo Bagni Amadei, nato a Seravezza (Lucca) nel 1942, è stato ordinario di lettere presso la scuola media statale “Pancrazi” di Cortona (Arezzo). A Cortona ha fondato due periodici: L'Artiglio e la Musa (1965-66). Giornalista oltre che scrittore e sodale di varie accademie, in ambito letterario ha ottenuto numerosi riconoscimenti: si ricordano in particolare il Premio Viareggio Shelley (1974) e il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1980). È uno dei cinquanta candidati per l’Italia nominato all'Accademia Internazionale di Lettere, Arti e scienze. Vastissima la sua produzione letteraria che spazia dalla poesia alla narrativa, passando per la saggistica. Per Marco del Bucchia Editore ha pubblicato, tra gli altri: Clessidra (2014), Di là dall'attimo e nella vita (2015) e Il tempo ritrovato (1998), Liriche e pensieri della semplicità mistica (1998), L’immagine blu (1999), I sogni riaffiorano dal mare (1999), Tra le correnti di fiumi blu (2000), Quando il cielo diventa blu (2002), L’arte del gigolò (2002). 

Notizia pubblicata il 11/05/17
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