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“Notizie visive”, intervista alla prof.ssa Veronica Neri dell’Università di Pisa

Come fare giornalismo al meglio nella società dell’immagine

Immagine e notizia, un legame sempre più inscindibile nel giornalismo moderno e al quale
è dedicato proprio il nuovo libro della Collana “Quaderni della Formazione”, edita da Fondazione Odg Toscana: “Notizie Visive - La comunicazione ai tempi della Visual Culture”, scritto dalla professoressa dell'Università di Pisa, Veronica Neri, è uscito a giugno, ed è il 7^ titolo della collana.
 
Un tema di grande attualità, quello affrontato dalla prof.ssa Neri, anche grazie all’avvento dei social media che hanno contribuito a ribaltare lo status che voleva l’immagine a corredo del testo scritto. 
 
1. Prof. Neri, una volta l’immagine era il corollario della notizia scritta, oggi invece anche l’informazione non può più prescindere dall’uso di foto o video. Come è avvenuto questo cambiamento e che implicazioni comporta?
 
V.N.: “Questo cambiamento può ascriversi all’ultimo decennio del secolo scorso, in parallelo all’evolversi degli studi di cultura visuale e alla diffusione sempre più capillare della rete. La comunicazione necessita ora di arrivare al proprio destinatario velocemente e intuitivamente, al “primo sguardo”. E l’interfaccia web si manifesta giocoforza “ad immagine”. Tale nuova matrice visiva ha necessariamente condizionato la comunicazione online e offline in tutte le sue molteplici sfaccettature, venendosi a creare un incessante flusso iconico, statico e in movimento”.
 
2. In una società come quella di oggi basata sull’immagine, come deve comportarsi un giornalista?
 
V.N: “Il ruolo del giornalista deve rimanere ancorato ai principi guida della Carta dei doveri, e, quindi, veicolare notizie vere, corrette e accurate anche quando si ha a che fare con notizie eminentemente visive. Certo è che occorre maggiore attenzione rispetto all’uso delle parole, perché le immagini sono ambigue per loro stesso statuto ontologico e veicolare un messaggio univoco può essere complesso, talvolta impossibile. Luci, inquadrature, definizione o lievi tagli possono cambiare anche radicalmente il senso di una immagine. Onestà e responsabilità da parte del giornalista sono dunque fondamentali, anche per non incorrere nella (spesso frequente) spettacolarizzazione della notizia.”
 
3.Nel suo libro Lei dedica un capitolo alle caratteristiche delle immagini nella rete e si appella ad un “utilizzo consapevole”: a cosa si riferisce esattamente?
 
V.N: “Le immagini in rete sono fluide, facilmente e rapidamente trasmissibili e modificabili, sempre presenti e sempre più autonome. Possono trovarsi in contesti diversi da quello primigenio senza il “loro” volere o di chi le ha pubblicate per la prima volta. La consapevolezza di tali caratteristiche è fondamentale per non incorrere nella misinformation, nel dare un significato orientato o, addirittura, per non trasformare radicalmente il senso originale dell’immagine. Una sola immagine può (ri)costruire un avvenimento, raccontare una storia, offrendosi all’interpretazione. Si deve sempre ricordare che una immagine vuole essere guardata, ma, al contempo, ci guarda".
 
4. Le immagini ricoprono un ruolo importante anche quando si parla di fake news: in che modo è possibile difendersi, come giornalisti e anche come utenti?
 
V.N.: "Anche per le fake news ad immagine, che possiamo chiamare fake images, come giornalisti e come utenti, occorre tenere sempre presente la fonte originale, che sia accreditata e riconoscibile, e utilizzare siti di fact-checking per monitorare l’autenticità delle immagini. Altrimenti, come scriveva Debord, «dove il mondo reale si cambia in semplici immagini, le semplici immagini divengono degli esseri reali» e, nel caso delle fake images, il rischio potrebbe essere quello di trovarsi in un mondo popolato da esseri fantasmagorici che guidano (in)consapevolmente le nostre scelte. Occorre pertanto appuntare l’attenzione su una buona alfabetizzazione del visivo, da cui discendono ulteriori responsabilità da parte dei giornalisti nei confronti del proprio pubblico e del pubblico nei confronti di sè stesso e della comunità”.
 
 
“Notizie Visive - La comunicazione ai tempi della Visual Culture” e gli altri titoli della collana Quaderni della Formazione sono disponibili presso gli uffici dell'Ordine oppure tramite il sito internet della Fondazione.
 
 
Veronica Neri è professoressa associata in Filosofia Morale presso l’Università di Pisa dove insegna Etica dei media, Etica della comunicazione pubblicitaria e Etica della comunicazione pubblica. È vicepresidente del corso di studi in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione. Dal 2004 collabora al Centro interdisciplinare di ricerche sulla comunicazione (CICO) di Pisa. Fa parte del comitato di redazione della rivista “Teoria” e del Collegio dei docenti del dottorato in Filosofia delle Università di Pisa-Firenze.
 
 

Notizia pubblicata il 05/08/21
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