Assolto il giornalista Enzo Brogi: Odg Toscana a sostegno del collega
L’Ordine dei Giornalisti della Toscana, grazie all’intervento in giudizio di un proprio membro, Antonio Scuglia, ha sostenuto il collega Enzo Brogi nel suo ricorso al Tribunale di Pisa che lo ha visto assolto il 16 novembre scorso con formula piena “perché il fatto non sussiste”, per una vicenda risalente al novembre 2016. In quella occasione, Brogi si era recato in visita al carcere “Don Bosco” di Pisa, accompagnando la consigliera regionale Alessandra Nardini, in qualità di consigliere per i diritti del presidente della Regione Enrico Rossi; nei giorni successivi un suo intervento fu pubblicato dal quotidiano Repubblica, con l’indicazione del suo ruolo politico in calce alla firma. Brogi fu accusato dall’allora direttore del carcere di aver dichiarato il falso perché, nella richiesta di accesso alla Casa circondariale, aveva indicato di non svolgere attività giornalistica. Accusa totalmente smontata in Tribunale dall’avvocato Francesco Bevacqua, anche in base alle indicazioni contenute nella memoria preparata dal presidente dell’Odg toscano Carlo Bartoli che ha richiamato le norme dell’Ordinamento della professione di giornalista (legge 69/1963). Enzo Brogi infatti non aveva dichiarato il falso, poiché pur essendo pubblicista dal 1987, da tempo non esercitava le funzioni di giornalista a causa dei suoi incarichi politici, e la sua buona fede era testimoniata dalla consegna, alle autorità carcerarie, della copia della sua carta di identità in cui era indicata comunque l’iscrizione all’Ordine. Inoltre l’intervento apparso su Repubblica, in cui venivano descritte le difficili condizioni del carcere pisano, vecchio e sovraffollato, era stato occasionale e non retribuito. Va sottolineato che l’Ordine non vigila solo sul decoro dell’attività giornalistica e per impedire l’esercizio abusivo della professione, ma anche sul rispetto del diritto di tutti a esprimere le proprie idee: giornalisti e non. E’ fuori di dubbio che un intervento di carattere tecnico, scientifico o politico, contrassegnato dall’indicazione – accanto alla firma – del ruolo politico svolto nell’occasione citata dal nostro iscritto, non avesse carattere giornalistico ma costituisse a pieno titolo un legittimo esercizio della libertà di opinione.