Donne e media: cambiare l’informazione per cambiare la cultura
Lavoro, maternità, linguaggio, violenza, bilancio di genere: su questi grandi temi si è incentrata l’iniziativa “Donne e media: Cambiare l’informazione per cambiare la cultura”, che l’Ordine dei giornalisti della Toscana e la Fondazione Odg Toscana hanno organizzato in collaborazione con la Provincia di Livorno. All’evento, svoltosi lo scorso 5 marzo nella sala consiliare dell’ Amministrazione Provinciale, hanno partecipato Sandra Scarpellini, presidente della Provincia di Livorno; Silvia Volpi, vice presidente della Fondazione dei giornalisti della Toscana; Elisabetta Cosci, consigliera dell’Ordine nazionale dei giornalisti; Silvia Garambois, Associazione Giulia Giornaliste; Maria Giovanna Lotti, dirigente Provincia di Livorno sviluppo srl. Ha coordinato i lavori Silvia Motroni, consigliera di Odg Toscana. “Nel mese dedicato alla Giornata internazionale della donna – sottolinea Silvia Motroni – abbiamo voluto promuovere un evento a carattere formativo per i colleghi e le colleghe delle redazioni, per approfondire gli aspetti legati alla rappresentazione delle donne da parte degli organi di informazione e sui media in generale e come questa rispecchi e/o faciliti un effettivo cambiamento culturale nella percezione del ruolo delle donne nella società”. Una riflessione iniziata con un’analisi di Silvia Volpi sugli articoli che raccontano le problematiche inerenti il lavoro e la maternità, fatta attraverso le parole chiave che descrivono emergenze vecchie e nuove e che registrano i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, dell’occupazione femminile e del welfare. Le parole necessarie, invece, sono quelle che Silvia Garambois ha indicato per superare l’uso sessista della lingua, ricordando i vari documenti che, da decenni, dettano precise linee guida per l’utilizzo del linguaggio di genere, a partire dalla declinazione al femminile di tutte le professioni. E a questo proposito Garambois ha citato una nota di Fnsi, Odg, Usigrai e associazione Giulia: “Le scelte linguistiche non sono semplici orpelli ma simboli, e dire e scrivere 'ministra' o 'premier' non è di sinistra o di destra come non lo è dire o scrivere 'direttrice' o 'avvocata', e il riconoscimento dei ruoli e delle professioni femminili, peraltro già da tempo accolto e sostenuto dai testi grammaticali di riferimento”. Un uso attento delle parole e rispettoso dei fatti negli articoli che descrivono crimini come i femminicidi e la violenza contro le donne è quello richiamato invece da Elisabetta Cosci, che nel suo intervento, oltre a presentare le tante criticità contenute negli articoli di stampa sul tema, ha presentato due importanti documenti: l’art. 5 bis, introdotto dal 2021 nel Testo Unico della deontologia, che indica il corretto approccio del giornalista nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, e il manifesto di Venezia, che pone l’attenzione proprio sull’uso di un linguaggio adeguato e scevro da stereotipi nei casi di violenza. Ha concluso gli interventi Maria Giovanna Lotti, con focus sul bilancio di genere negli enti pubblici, strumento di analisi e di programmazione che adotta l’ottica di genere per valutare le scelte politiche e gli impegni economico-finanziari delle pubbliche amministrazioni. Un documento utile anche per gli operatori dell’informazione, per comprendere e valutare le ricadute e l’impatto differente delle attività e delle spese della PA sulle donne e sugli uomini. “L’iniziativa – conclude Silvia Motroni – ha visto un’ottima presenza di pubblico, tanto che pensiamo di replicarla anche in altre province, per consentire la partecipazione dei colleghi e delle colleghe di altre zone del territorio regionale”. Foto ©Giulia Bellaveglia