Giovanni Spadolini e la sua eredità a 100 anni dalla nascita: intervista a Cosimo Ceccuti

Politico, giornalista ed intellettuale, Giovanni Spadolini (1925-1994) è stata una delle figure più illustri del Novecento italiano.
Presidente del Consiglio, Presidente del Senato, Ministro dei Beni Culturali e Ambientali, Spadolini è stato anche un eminente storico, un professore universitario e soprattutto un giornalista acuto, direttore de “Il Resto del Carlino” e del “Corriere della Sera”.
Nel 2025 ricorrere il centenario della nascita con diverse iniziative promosse dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia di Firenze, punto di riferimento per custodire e valorizzare l’immensa eredità culturale e politica di Spadolini.
Con il presidente, Professor Cosimo Ceccuti, abbiamo approfondito la figura di questo grande italiano e le attività che la Fondazione realizza per mantenerne viva la memoria.

Professor Ceccuti, il 2025 è l’anno del centenario della nascita di Giovanni Spadolini: quali sono stati gli aspetti più distintivi della personalità di Spadolini e del suo operato che lo hanno reso una figura così centrale nel panorama italiano del Novecento?
Primo la sua profonda cultura, non in senso accademico, ma come conoscenza della storia, del passato in funzione della comprensione del presente. Ciò vale per l’università, dove ha “Inventato” la storia contemporanea, di cui ha ricoperto la prima cattedra in Italia; nel giornalismo, con le grandi firme alla portata di tutti nelle testate da lui dirette; in politica, dove nessuno può prescindere da una preparazione culturale di base.
La cultura è civiltà, è rifiuto del muro contro muro, degli integralismi e dei fanatismi; è ricerca costante del dialogo, della capacità di trovare punti di incontro, compromessi nel senso positivo del termine. È il trionfo della ragione. Quando manca ce ne accorgiamo.
La Fondazione Nuova Antologia ha un ruolo cruciale nel mantenere viva la memoria e l’opera di Spadolini. Quali sono le attività che portate avanti per diffondere il suo pensiero?
Pubblichiamo la rivista “Nuova Antologia”, che Spadolini ha diretto per quarant’anni. Ogni numero trimestrale si apre con un suo testo, inedito o raro, debitamente commentato. Portiamo avanti tre collane editoriali, premi e borse di studio. Di eccellenza è il centro di Studi sulla Civiltà Toscana”, con particolare attenzione alla formazione dei giovani laureati, promosso oltre trent’anni fa con la Fondazione CR Firenze, che copre parte degli oneri per borse di studio e pubblicazioni.
Ancora, promozione di mostre storico-documentarie, organizzazione di convegni, giornate di studio, seminari, laboratori. Anche le numerose visite delle scolaresche alla casa museo di Pian dei Giullari, dove sono accolti libri antichi, raccolte risorgimentali e collezioni artistiche, sono fondamentali per la formazione dei nostri giovani nei quali è vivo e presente il senso di appartenenza alla comunità nazionale. “Una certa idea dell’Italia”.
Tra le iniziative per il centenario anche la mostra a Firenze “Giovanni Spadolini giornalista e storico” che ha messo in luce il legame profondo con il giornalismo. Qual era la sua visione del ruolo della stampa e come interpretava la professione giornalistica?
Qualcuno che ha lavorato nei giornali da lui diretti, ha scritto che Spadolini considerava il suo lavoro come una missione. Il suo riferimento era Luigi Albertini, il mitico direttore del “Corriere della Sera”, allontanato da Mussolini da Via Solferino nel 1925, al momento della stretta del regime. La stampa non era per Spadolini solo informazione, informazione corretta, alla ricerca costante della verità delle notizie, non dei colpi a sensazione per vendere più copie. Era soprattutto formazione dei lettori, non solo culturale ma volta ad affermarne le capacità critiche, l’autonomia del pensiero, la riflessione sulla realtà che ci circonda attraverso la lettura del giornale. Attraverso il confronto tra più voci anche in contrasto tra loro.
Giornalismo non di scandalo ma di denuncia. Ricordo nel 1969, da direttore del “Corriere della Sera”, la battaglia in difesa della laguna di Venezia combattuta dalle colonne del quotidiano milanese, con l’amico Indro Montanelli: avevano previsto le gravi conseguenze dovute all’insediamento industriale di Porto Marghera, così come realizzato, e si presero una denuncia per diffamazione. Pochi mesi più tardi tuttavia il Parlamento ha dovuto iniziare a votare leggi per salvare Venezia, per salvare la laguna. Il giornalismo come professione, ma soprattutto come vocazione e missione.
A Spadolini giornalista è dedicato il Premio Giornalistico “Giovanni Spadolini, giornalista e politico” promosso con Fondazione Odg Toscana. Com’è nata l’idea di questa iniziativa?
Dalla constatazione, nell’ambito dell’Ordine dei Giornalisti, della scarsa conoscenza nei giovani che si avvicinano alla professione, di chi sia stato e di cosa abbia fatto Giovanni Spadolini. Da qui l’idea di stimolarne la curiosità verso una figura chiave nella vita politica, culturale e civile della così detta prima Repubblica.
Spadolini non è stato solo uno statista e un insigne studioso, ma è stato anche direttore di grandi quotidiani nazionali come Il Resto del Carlino e il Corriere della Sera, per non parlare della sua prediletta e amata Nuova Antologia. Un particolare ringraziamento in tal senso va all’amico Marcello Mancini, presidente della Fondazione dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, che ha fortemente voluto celebrare in modo costruttivo il centenario della nascita del nostro “Professore“
Quali sono i criteri principali su cui si baserà la giuria nella valutazione dei lavori e cosa vi aspettate dalle candidature che stanno arrivando?
Non ci sembra concepibile che chi si avvicina oggi alla carriera giornalistica ignori il primo governo a guida laica, non democristiana, nella storia della Repubblica. Un governo eccezionale perché guidato da un leader di partito che aveva solo il 3% dei voti degli italiani.
Perché questo è stato necessario, in un sistema democratico? Per il momento storico drammatico, come quello attraversato allora dal nostro Paese, per la grave crisi morale, quella terroristica e quella economica ed internazionale: occorreva una persona speciale, per formare un governo così detto “delle quattro emergenze”. E tutto questo i giovani professionisti non lo possono e non lo devono ignorare.In un’epoca di profonde trasformazioni per il giornalismo, dalla diffusione delle fake news alla rapidità dell’informazione online, quali valori di Spadolini possono ancora essere di guida per i professionisti dell’informazione?
Pur cambiando i mezzi di informazione, a vantaggio della rapidità della diffusione della notizia, resta fondamentale – oggi come ai tempi di Spadolini – la Responsabilità di chi dà un’informazione. Occorrono quindi onestà intellettuale, certezza delle fonti e, sotto ogni aspetto, correttezza nell’esercizio della professione. I valori sono gli stessi, anche se oggi i rischi di fake news sono indubbiamente maggiori, così come è spesso difficile trovare un responsabile nella diffusione di una notizia.
Il premio Giovanni Spadolini, giornalista e politico è promosso da Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Fondazione dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, Fondazione Spadolini Nuova Antologia, in collaborazione con la Banca Cambiano 1884.
Il vincitore riceverà un premio in denaro pari a € 3000 e la pubblicazione del proprio elaborato sulle pagine della prestigiosa rivista Nuova Antologia mentre il secondo classificato avrà un premio in denaro del valore di € 2000È possibile partecipare fino al 31 agosto 2025.